La timidezza non è di per sè un distrurbo mentale ma può essere parte di alcuni quadri psicopatologici. In ogni caso, la timidezza anche se non associata ad uno specifico disturbo, può essere causa di intenso malessere o disagio poichè legata ad una serie di manifestazioni psico-fisiologiche oltre che comportamentali.
La timidezza può esprimersi in vari contesti oppure in uno soltanto. Solitamente si tratta di contesti sociali nei quali è richiesta la partecipazione attiva ad una attività, l'esprimere le proprie idee, lo svolgere una prestazione ad alti livelli. Nell'ambito strettamente privato, si tratta di contesti relativi all'intimità di coppia o alle alte aspettative da parte dei genitori. Alla base delle manifestazioni della timidezza ci sono spesso due pilastri: l'essere giudicati e il sentirsi sotto esame.
Le persone timide, inoltre, hanno difficoltà non solo a relazionarsi con il sesso opposto, ma anche con individui del proprio sesso o con coetanei. La timidezza non consente spesso di raggiungere posizioni lavorative di prestigio o di svolgere professioni nelle quali è richiesta una certa dose di sangue freddo, capacità di prendere decisioni, di gestire risorse umane, di parlare in pubblico, di stare di fronte ad una telecamera.
All'individuo timido mancano le abilità psico-sociali per affrontare situazioni nuove, impreviste o performance di vario genere. La persona timida tende a colpevolizzarsi e ad usare atteggiamenti autolesionisti o distorsioni cognitive; non ha fiducia nelle proprie capacità e spesso non è in grado di riconoscersi pregi e qualità pur possedendoli. Spesso il pensiero di una persona timida si fa logorroico creando circoli viziosi di auto colpevolezza e incrementando la percezione di non sentirsi degno di amore, di non essere competente e di sentirsi inadeguato alle aspettative degli altri.